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1998,
Numero 3

FERROVIE: DOPO LA CRISI, IL RILANCIO?

di Giuseppe Pinna

Dalla "ferrovia al collasso", ai 27.000 ferrovieri "di troppo", ai 500 miliardi "già mancanti" al Piano Cimeli, alle "Ferrovie più sicure" ma le "meno dotate di automazione" (lasciamole coś, anzi evitiamo l'automazione) al "non prendete il treno", è stato un susseguirsi di note dolorose, per tutti soprattutto un esempio di cattiva comunicazione e di scorretto modo di rapportarsi ai veri problemi del trasporto e delle ferrovie in Italia e in Europa. Strano per chi ha partecipato, ha speso e spende, molti miliardi, tra personale dirigente, quasi tutto non di origine ferroviaria e piani pubblicitari. Questi sono stati amministrati per due anni da Efeso, ed infine dalla metà del 1997 hanno trovato negli eredi fisici di Efeso un potente centro di comunicazione interna ed esterna sempre più nutrito. In una sera di febbraio, Cimoli, incalzato dal mellifluo Vespa e dal giovane giornalista nel salotto buono della tv, ha finito per sorprendere lo stesso padrone di casa. "Vinceremo!". Cosa? Ha richiesto Vespa. Vinceremo, ha ripetuto Cimoli. Si riferiva al confronto con l'aereo, tra NapoliRoma e Milano, ma soprattutto, spero, voleva dare un messaggio rassicurante sul futuro dell...