1998, Numero 5
IRAN, LA NUOVA ERA
di Fabiola Tedeschi
Un gioco delle parti, come in una piéce teatrale delle più raffinate. E con tanto di duello tra i due protagonisti. Il colloquio a distanza tra Iran e Stati Uniti ha il sapore della diplomazia vecchia maniera, quella fatta di piccoli passi, di forma, di gradualità. E di tanti simboli. Così lo scontro calcistico ai Mondiali di Francia 1998 è stato un modo, anche per i settori più conservatori degli ayatollah a Teheran, per poter assorbire l'idea di una riapertura dei rapporti diplomatici con Washington. In fondo, il nemico è stato sconfitto, come quasi vent'anni fa con la storia degli ostaggi, e dunque si potrà anche un giorno rendere onore al nemico, magari riaprendo le ambasciate. Il quadro sembra dei più idilliaci, e così lo si è fatto apparire nello stadio francese, quando tutti gli osservatori hanno tirato un sospiro di sollievo all'arrivo del secondo gol e, quindi, alla vittoria dell'undici iraniano sotto gli occhi commossi di khomeinisti e mujaheddin, uniti dai colori di Persia. Così idilliaco, d'altro canto, lo si era già fatto apparire qualche mese prima, appena dopo l'intervista scoop che il presidente riformatore Mohammad Khatami aveva rilasciato il 7 gennaio all'inviata ...
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