1998, Numero 6
IL DISSENSO IN URSS SABOTATO IN ITALIA
di Arturo Gismondi
Il dissenso sovietico e quello dei paesi dell'Est europeo non hanno mai avuto, in Italia, buona stampa né buona accoglienza. Nessuno dei grandi musicisti che, dopo aver frequentato i conservatori dell'exUnione Sovietica, hanno scelto l'Occidente è venuto ad arricchire le nostre orchestre; e nessuno fra i grandi fisici e matematici di origine ebraica trasmigrati in Paesi liberi ha trovato ospitalità, che si sappia, in qualche Università italiana. Abbiamo fatto, di proposito, gli esempi per così dire più innocui. La realtà è che una cortina invalicabile si è frapposta tra una cultura che in condizioni difficilissime andava affermando una sua autonomia dal potere sovietico e una cultura quella italiana che anche dopo le riserve del Pci sull'invasione della Cecolosvacchia ( 1968 ), o dopo gli "strappi" della fine degli anni '70 ha continuato a erigere barriere nei confronti di coloro che testimoniavano, con la loro esistenza e con le loro opere, il tramonto dell'illusione comunista. L'unica manifestazione di un certo rilievo sul dissenso e sulle sue opere fu organizzata dall'allora craxiano Carlo Ripa di Meana nel 1977, allorché era presidente della Biennale di Venezia. Ma furono p...
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