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1998,
Numero 6

LE PREOCCUPAZIONI DI VACLV HAVEL

di Paolo Diacono

Operato il 26 luglio di un'operazione alquanto complicata, soltanto un mese dopo Vaclav Havel, Presidente Ceco, ha rotto il silenzio. Ha parlato alla radio ai suoi concittadini ricordando con parole appassionate e forti ma velate da una sottile preoccupazione dell'invasione di Praga di trent'anni fa. Ha ricordato loro che cosa significarono i giorni dei carri armati del Patto di Varsavia per le vie della Cecoslovacchia, nelle strade di Praga, sotto il castello di Hadkani, nel cuore dell'Europa allora satellite dell'Urss. Il velo di preoccupazione per Havel, intellettuale perseguitato dai comunisti ortodossi agli ordini di Mosca, uomo libero, scrittore, voce alta e nobile della cultura ceca, promotore di "Listy", la pubblicazione del dissenso cui i socialisti di Craxi e la "Critica Sociale" offrirono spazi, opportunità e appoggio fraterno, non è immotivata. Nel trentesimo anniversario dell'invasione carrista, della violenza "fraterna" dell'Urss ed un paese che cercava una via per un socialismo dal volto umano, l'apatia e il disinteresse generale dei praghesi di oggi è qualcosa di più di un desiderio d'oblio. È, a ben vedere, uno dei frutti più profondamente inestirpabili della...