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1998,
Numero 8

LA PROPORZIONALE E I PARTITI

di Filippo Turati

TURATI On. colleghi, la discussione č giunta a tal punto, che un discorso ampio, sistematico, didascalico, sarebbe della pura accademia. Si tratta di rievocare alcuni punti essenziali e poi di raccogliere le vele. D'altronde, coloro che hanno la fobia del numero, una specie di fatto personale contro Pitagora, coloro che non ancora hanno inteso che cosa sia realmente «la proporzione» (si ride), che č poi il sinonimo aritmetico della giustizia, non saranno illuminati neppure da un discorso di piů. Nel novero di questi egregi colleghi, indubbiamente fortissimi in letteratura, ma che hanno «sbafato» l'esame di proscioglimento dalla terza alla quarta elementare, debbo collocare, per es., coloro, i quali trovano che una obiezione formidabile alla Proporzionale consiste in questo per essi insuperabile assurdo: che con essa puň verificarsi il caso di un candidato, che non riesca eletto pur avendo riportato, poniamo, 20 mila voti, mentre riesce eletto un candidato avversario con soli 10 mila. Costoro dimenticano che la lotta non č tra il candidato dei 20 mila e quello dei 10 mila voti, ma fra due liste o due partiti, dei quali (poniamo che i posti da assegnare siano 9), quello che ha in me...