1997, Numero 3
GLI ULTIMI GIORNI DI HONG KONG
di Paola Caridi
La frontiera? Difficile trovarla, dai finestrini di un treno. Se non fosse per i soldatini dell'Esercito di Liberazione Nazionale che salgono a controllare passaporto e visto, e per le bandiere rosse che sventolano vicino alle scure fabbriche dello Shenzen. Ma il confine, quel confine abbattuto la sera del 30 giugno con la cerimonia del passaggio nel Convention Center di Hong Kong, non era certo paragonabile al Muro di Berlino o al 38° parallelo. Perché Hong Kong è già da tempo dall'altra parte. Come mito, marchio, paragone, obiettivo. Prendi per esempio i condizionatori d'aria, il simbolo del benessere, una strenua necessità per ogni famiglia per combattere quell'aria che nella stagione dei monsoni sembra acqua. Sono la tappezzeria di Hong Kong, i 'quadri' appesi a decine, a centinaia sui muri dei palazzi della città. Un obbrobrio per gli occhi e per l'ambiente che rischia di diventare anche la tappezzeria della sterminata Canton (pardon, ufficialmente i cinesi la chiamano Guangzhou). Prendi ad esempio i grattacieli, i gioielli edilizi di Hong Kong progettati ? in una sorta di gara senza fine da alcuni dei più grandi architetti del mondo, e costruiti da quegli operai che come acr...
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