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1997,
Numero 3

L'ILLUSIONE NELLA STORIA

di Francois Furet

Il regime sovietico è uscito di soppiatto dal teatro della storia, dove era entrato in modo spettacolare. A tal punto si era identificato con il tessuto e l'orizzonte del secolo, che questa fine ingloriosa e repentina ha costituito un sorprendente contrasto con la sua clamorosa durata. Il comunismo dunque finisce in una specie di nulla. Diversamente da quanto in molti, da Chruscev in poi, hanno auspicato e previsto, non apre la strada a un comunismo migliore, che corregga i vizi di quello precedente, conservandone le virtù. Quel comunismo che Dubcek aveva potuto rappresentare, per qualche mese, nella primavera del 1968, ma non Havel dopo l'autunno del 1989. A Mosca Gorbacev, dopo la liberalizzazione di Sacharov, ne ha fatto emergere l'ambiguità, che Elstin ha però dissolto all'indomani del putsch di agosto 1991: tra le rovine dei regimi comunisti non si vede altro che il noto repertorio della democrazia liberale. A quel punto s'è trasformato persino il senso del comunismo, per coloro che ne furono i sostenitori. L'esperienza sovietica, anziché essere un'eplorazione del futuro, costituisce una delle grandi reazioni antiliberali e antidemocratiche della storia europea nel XX secolo, ...