1997, Numero 3
LA MORTE DI FURET E I DONATORI D'ORGANO
di Arcangelo Maldifassi
Fin troppo facile e scontata la spocchia con cui buona parte della storiografia e del mondo intellettuale italiano ha liquidato la lezione di François Furet. Lo storico francese è morto all'improvviso, all'età di settant'anni, in modo imprevisto e banale, vale a dire in seguito a un incidente sul campo da tennis. Ma il coro con cui i epiloghi del Belpaese; hanno "Voluto dargli l'addio è sembrato fin troppo intonato per non correre il rischio d'esser sospettato di prevenzione. Naturalmente, nell'epoca del maggioritario, sia pure imperfetto, il coro è apparso subito diviso in due: da un lato si sono udite le voci di coloro che hanno immediatamente annesso Furet al campo di quel liberalismo monolitico e indiscutibile che tanto va per la maggiore sulle pagine culturali del "Corriere della Sera": dall'altro hanno tuonato i molti critici di quel presunto "ideologismo" da tempo brandito come giudizio definitivo e liquidatorio sul conto di Furet. Val la pena riassumere la tesi di quest'ultimi che con maggiore o minore vigore polemico hanno dominato, con propri articoli o intervistine volanti, lo spazio riservato dai quotidiani alla morte dello storico. Furet è bravissimo finché rimane...
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