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1997,
Numero 5

LA SOLITUDINE DELL'EROE

di Emamuele Trevi Intervista di Attilio Scarpellini

Una famosa immagine joyciana, quella di Gretta che scende le scale ne "I morti" il più celebrato racconto dei Dubliners diviene epifania della giustizia. La fede consiste nel saper vedere dopo essersi accecati. La carità è un eccesso della carne che giunge a divorare (letteralmente, cioè fisicamente) il male. La fortezza si astrae. La prudenza fugge dalla storia, ma la sua fuga si trasforma in auto da fé. Il catalogo delle virtù di "Musica distante", l'ultimo libro di Emanuele Trevi che proprio in questi giorni esce per Mondadori, a tutta prima sembra un elenco di paradossi. Eppure il suo fine non è stupire, quanto persuadere il lettore che l'esercizio delle virtù è ancora possibile, in questo mondo, in questa vita, come "assoluta convergenza tra la Natura e la Grazia." Del suo primo libro, un pamphlet sulla critica letteraria che tre anni fa suscitò un certo scalpore (e anche qualche risentimento), Emanuele Trevi sembra aver mantenuto soltanto una convinzione: quella che la bellezza è la sola mediatrice possibile tra la verità e il mistero. Per il resto, "Musica distante" è un congedo dalla critica letteraria, o quantomeno una ritrattazione della sua animosità culturale....