1997, Numero 6
SPETTRI FRANCESI DA VICHY ALL'ALGERIA
di Jean Halévy
Alle prese con il suo "passato che non passa", la Francia si risveglia con un gran mal di testa. Giudicare Klaus Barbie era un conto. Barbie era un nemico, un nazista, il torturatore di Jean Moulin. Così come, se fosse stato celebrato, il processo a Paul Touvier avrebbe portato sul banco degli accusati un collaborazionista entusiasta, segnando nitidamente il confine tra il male e il bene, tra la Francia di Vichy e la quarta e la quinta Repubblica. Ma il caso di Maurice Papon è diverso. L'affaire dell'ex funzionario di Vichy, accusato di crimini contro l'umanità per aver controfirmato gli ordini di deportazione di millecinquecento ebrei nella regione di Bordeaux, riapre le pagine incollate di una storia che, lungi dal!'esser una semplice parentesi chiusa per sempre dalla resistenza e dalla liberazione, presenta tuttora degli sconvolgenti elementi di continuità. Continuista, in maniera addirittura clamorosa, è la carriera di Papon che, invece di nascondersi o quanto meno di defilarsi nel momento della Liberazione, è saltato dal treno in corsa di Vichy per passare su quello della Francia libera, mantenendo intatte le sue caratteristiche di burocrate frugale ed efficiente. All'alba d...
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