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1997,
Numero 7

LA CRISI AI CONFINI DELL'EUROPA

di Arcangelo Maldifassi

Poche cose sono più misteriose del mondo del lavoro in Europa centroorientale. La fine del mito "socialista" della piena occupazione, tipico dei regimi a modello sovietico, ha inevitabilmente portato con sé conseguenze di drastica, quando non tragica, trasformazione. I singoli paesi continuano per onor di statistica a sfornare annualmente dati che assai di rado corrispondono alla realtà anche se scorporati secondo i parametri più raffinati. Un quadro di insieme è quindi pressoché impossibile da delineare e ogni analisi deve inevitabilmente fondarsi su una serie di approssimazioni. La prima, e la più ovvia, è la distinzione tra chi è rimasto occupato nel settore pubblico (pubblica amministrazione, sanità e istruzione) e chi invece si è trovato alle dipendenze di imprese e società, statali prima del 1989, via via privatizzate o passate sotto il controllo di assetti proprietari misti in cui lo stato ha mantenuto una quota azionaria non più dominante ma comunque significativa. Gli occupati nel pubblico impiego latamente inteso hanno generalmente salvato il posto di lavoro a prezzo però di una retribuzione assai contenuta e spesso scarsamente competitiva anche se variamente indicizzat...