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2006,
Numero 4

Giorgio Napolitano. Tra “fattore K” e “fattore C”

di Ugo Finetti

L’elezione di Giorgio Napolitano riporta al Quirinale un uomo che è stato un leader politico nella cosiddetta “prima repubblica” ed in particolare una personalità che dopo esser cresciuta nel mondo comunista ha maturato la convinzione che la prospettiva della sinistra italiana debba identificarsi nel socialismo europeo secondo i principi della democrazia occidentale (solitamente definita nel PCI come “democrazia formale”). Già prima della caduta del Muro di Berlino egli aveva infatti caldeggiato la “ricongiunzione piena con le forze più rappresentative della sinistra in Europa occidentale, con i partiti socialisti e socialdemocratici” e “l’abbandono della tesi di una irriducibile ‘diversità’ del PCI”. Con questo intendimento – come ha argomentato nel suo recente saggio “Dal PCI al socialismo europeo”1 – Napolitano non ha inteso rinnegare il mondo comunista dipingendo la storia del PCI come un museo degli orrori, ma – ed è quel che più conta – riconoscendo che pur dando un importante contributo alla crescita del Paese nel dopoguerra, il PCI ha compiuto non pochi errori ed è stato – sul piano internazionale – dalla parte sbagliata, mentre le intuizioni di fondo e le scelte strategic...