2006, Numero 7
Dalla ‘Rivoluzione d’Ungheria’ rinasce il socialismo autonomista
di Carlo Tognoli
Riproporre a 50 anni di distanza le vicende della ‘rivoluzione ungherese’ del 1956 contro l’oppressivo regime comunista di Rakosy non ha per noi un valore celebrativo, ma un senso politico. Quei ‘fatti’ (come vennero definiti) hanno lasciato un indelebile segno negativo nella storia del ‘socialismo reale’. Furono profetiche le parole di Amintore Fanfani nel discorso parlamentare tenuto dopo l’ invasione sovietica del 4 novembre: “…verrà il giorno in cui sarà palese che nella recente tragedia magiara la ribellione delle vittime e l’apparente trionfo dell’oppressore hanno segnato il primo declino di un sistema innaturale e inumano…”. I drammatici eventi di Budapest, molto più del ‘rapporto Kruscev’ al XX congresso del PCUS, divennero, a sinistra, lo spartiacque tra chi aveva compiuto la scelta della democrazia come fattore inscindibile dal socialismo, e chi metteva in discussione il sistema ‘democratico borghese’, da superare (per arrivare alla ‘democrazia popolare’) una volta ‘conquistato il potere’. In Italia, dopo un lungo periodo di stretta alleanza ‘frontista’ del PSI con il PCI che era in atto dalla metà degli anni ’30 (nell’esilio), quello fu il momento della rottura dei soci...
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