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2006,
Numero 9

L’interventismo liberale

“La prefazione del Direttore di FPC al pamphlet del Foreign Policy Centre con un lungo articolo del Premier britannico sui principi ispiratori di una riforma del canone europeo in politica estera. Un’azione internazionale ispirata dalla salvaguardia dei Valori di Civiltà è l’unica politica estera realistica ed efficace. Blair ammonisce dal pericolo che il mondo si divida di nuovo in sfere di influenza, o tra gruppi di nazioni, che si concentrino le une sul “terrorismo” e le altre sulla “povertà”. Sarebbe un dissidio insanabile quanto artificioso”.
di Stephen Twigg

Il discorso di Chicago, tenuto da Tony Blair nel 1999, ha rappresentato il cuore di quello che è stato definito l'approccio “interventista liberale” alla foreign policy.
Chicago è stato l'epilogo di un decennio nel quale si è assistito al genocidio in Rwanda ed alla pulizia etnica in Bosnia.

La comunità internazionale ha miserevolmente fallito nel prevenire tali atrocità, portando molti ad interrogarsi sul senso dell'ortodossia “realista” in politica estera.
Nel primo mandato del governo Blair, il Regno Unito è intervenuto in Kosovo e Sierra Leone.
In entrambi i casi, c'è stato grande consenso in nome di quella che Robin Cook definiva la “dimensione etica” della foreign policy.

Poi c'è stato l'11 settembre. Il conseguente intervento in Afghanistan ha avuto un netta legittimità Onu e, in Gran Bretagna, un forte consenso trasversale ai partiti. L'invasione Irakena, invece, è stata la decisione più controversa che il governo di Tony Blair abbia mai assunto.
Nel pamphlet edito dal Foreign Policy Centre (di cui il presente testo è la prefazione, ndr), il Primo Ministro ammette gli errori ma auspica che sostenitori ed oppositori alla guerra possano oggi riunirsi in nome della democr...