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2006,
Numero 10

“Ti chiamiamo terrorista”. L’uso della tortura nel “programma antiterrorismo” per il nord Caucaso

“Puibblichiamo l’ultimo articolo scritto dalla giornalista russa assassinata, sui metodi di persecuzione contro popolazioni della regione del Groznyi in Cecenia, a cui sono allegate alcune immagini di un video rinvenuto tra i dischetti nel quale si vedono torture su due ragazzi ceceni da parte di agenti “governativi” che, nel video, parlano in dialetto tra loro. Scrive la Politkovskaja nella sua denuncia sulla repressione del diritto civile e politico all’opposizione: “ Nel 2006 ad una autentica lotta al terrorismo, si è sostituita la prassi della “marchiatura”, ossia “terrorista” può essere chiunque, basta l’etichetta”. Esattamente come essere “trotzkysti” negli anni ‘30”.
di Anna Politkovskaja

P ubblichiamo l'ultimo articolo della Politkovskaja scritto per Novaja Gazeta pochi giorno prima di morire

Sulla mia scrivania ci sono ogni giorno decine di cartelle. In ogni cartella c'è una storia, raccontata dalle copie dei documenti relativi alle persone sospettate, o accusate di “terrorismo”.
Perché uso le virgolette per questo “terrorismo”? Perché la stragrande maggioranza di queste persone sono “terroriste” di nome, ma non di fatto. Nel 2006 ad un'autentica lotta al terrorismo, si è sostituita una prassi di “marchiatura dei terroristi”, ossia “terrorista” può essere chiunque, basta un'etichetta. E, ovviamente, quando magistrati e tribunali, anziché agire secondo la legge e limitarsi a punire i colpevoli, ubbidiscono agli ordini impartiti dalla politica e vanno a caccia dei criminali designati dal Cremlino per compiacere la sua volontà in materia di antiterrorismo, le cause penali spuntano come funghi.
La produzione in serie di confessioni “spontanee” fornisce ottime prove per il programma di “lotta contro il terrorismo nel Caucaso del Nord”.
Ecco cosa mi hanno scritto le madri di un gruppo di giovani prigionieri ceceni: “...in realtà, questi cosiddetti “penitenziari corr...