2006, Numero 10
Il Dilemma progressista
“La Costituzione di PEN – scrive il direttore dell’associazione internazionale con la sede centrale a Londra – stabilisce che la letteratura ‘non conosce frontiere e dovrebbe circolare liberamente tra le nazioni a dispetto degli sconvolgimenti politici e internazionali’. Conseguentemente i membri di PEN “si impegnano ad opporsi ad ogni forma di soppressione della libertà di espressione nel paese e nella comunità cui essi appartengono, nonché nel resto del mondo ovunque sia possibile operare”. Tra i nomi tutelati Alexander Solzhenitsyn, Vaclav Havel, Boris Pasternak, Wole Soynka. Oggi sulla nostra agenda ci sono più di 1000 uomini e donne”.
di Jonathan Headwood
Quando son stato nominato direttore dell'English PEN nel novembre del 2005, l'organizzazione mondiale degli scrittori festeggiava il suo ottantacin-quesimo anniversario. Come capita a molti ottantenni, PEN era allo stesso tempo incostante e ispirato, saggio e smemorato. In questi ultimi ottantacinque anni il mondo è cambiato, e tanto. Per questo mi son sentito investito del compito di dar nuovo smalto al senso di risolutezza di PEN, pur restando fedele alla sua lunga tradizione. Ma come possono venire interpretati i valori interculturali degli Anni '20 nell'era della globalizzazione? E, soprattutto, cos'ha da dire di utile un'organizzazione di scrittori sulla multiculturalità del Regno Unito, o sulla crescente tendenza all'illiberalità nel mondo?
PEN è stata fondata nel 1921 da un gruppo di scrittori idealisti (Poets e Playwrights poeti e commediografi è la P, Essaysts ed Editors saggisti e giornalisti è la E, e Novelists romanzieri per la N), che credevano che la parola scritta avesse una forza tale da poter facilitare il dialogo tra i popoli e le nazioni. Non ci mise molto a crescere e a trovare consensi nell'ambito dei più importanti circoli intellettuali del mondo. Og...
| |