2006, Numero 10
Partito Democratico. A che punto è?
“Un “partito d’azione di massa”, un partito di sinistra liberale. Questa l’ispirazione dell’ideatore del PD. Ma, ammette egli stesso, “un Paese come il nostro che si è dato rendite e gruppi organizzati con poteri di veto, è un paese in difficoltà ad uscire dall’empasse con strumenti di politica democratica. Perché i partiti ricevono le domande formulate dalle circostanze in cui le persone vivono, e non sono domande di merito, ma di sicurezza. Sono problemi che fanno riflettere sulla possibilità che un disegno di sinistra liberale diventi egemone in un Partito Democratico”.
di Michele Salvati - Intervista a cura di Simona Bonfante
Il professor Michele Salvati non ha certo bisogno di presentazioni. È il padre nobile dell'idea di Partito democratico, un'idea che nasce dal tentativo di riflettere su quale ruolo dare, nel nuovo millennio, al centro-sinistra italiano, e di suggerire un percorso culturale attraverso il quale ridefinirne la forma. Passano gli anni e quell'idea originaria per un grande partitodella sinistra liberale sembra allontanarsi sempre più. A colloquio con la Critica Sociale, Salvati riflette sulle ragioni storiche e politiche che impediscono ai riformisti di vincere ed al Partito Democratico di diventare quel “partito d'azione di massa” da lui teorizzato.
Professor Salvati, parliamo di cultura politica e, sotto questo profilo, parliamo di Partito democratico… Partirei da una riflessione di carattere generale. Quando ho commentato l'idea di fare del Partito democratico un “partito d'azione di massa”, con un'ovvia contraddizione in termini, intendevo suggerire l'idea di fare del Pd un partito con una visione da sinistra liberale; il che significa, in economia ad esempio, vedere le cose “dalla parte dei consumatori invece che dei produttori”. Il problema è che nella politica italiana è molto...
| |