2006, Numero 11
Il revisionismo di Bettino Craxi
“Per 80 anni nella sinistra italiana la maggioranza è stata rivoluzionaria e massimalista, la sua missione è stata la rottura rivoluzionaria del capitalismo per la statizzazione e la pianificazione dell'economia. Essa ha saputo resistere con tenacia ad ogni forma di revisione dei principi marxisti, di qui le scissioni e le sconfitte che hanno scandito la sua esistenza storica dal 1912 in poi. L'importanza storica della politica di Craxi è stata la continua e martellante lotta a questo massimalismo per riportare la sinistra sui binari del riformismo in cui essa ha le sue originarie radici”.
di Luciano Cafagna e Luciano Pellicani
Qualche anno fa, sulle pagine del “Corriere della Sera”, Stefano Folli, appoggiandosi a una dichiarazione fatta da Massimo d’Alema, indicò nel “progetto riformista per il rinnovamento dello Stato e delle istituzioni il nucleo centrale dell’eredità politica di Bettino Craxi”. Che l’idea della Grande Riforma, lanciata da Craxi nel 1979, sia stata una felice intuizione, è senz’altro vero; ma ancora più vero, se è lecito esprimersi così, è che in essa non risiede la cosa più importante del ruolo svolto da Craxi nella storia italiana. La cosa di gran lunga più importante è stata la sua battaglia – tenace, continua, martellante – contro il massimalismo della Sinistra. Per intendere l’importanza storica del revisionismo di Bettino Craxi , un eccellente punto di partenza è il libro di Massimo Salvadori , La Sinistra nella storia italiana. La tesi che vi è sviluppata è così riassumibile. La Sinistra maggioritaria, in Italia, per ben 80 anni – a partire dal congresso de Reggio Emilia ( 1912) , quando i massimalisti conquistarono la direzione del Psi, sino alla nascita del Partito democratico della sinistra (1991) – ha opposto il volto dell’arme alla filosofia del gradualismo riformista. E’ v...
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