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2007,
Numero 1/2

Senza progetto non ci può essere ricambio

di Alberto Mingardi

Vada come vada, dopo la lunga “era Blair” l'Inghilterra si avvicina ad un cambio di passo, un avvicendamento nella leadership che riguarda nell'immediato la staffetta Blair/Brown a Downing Street, e in prospettiva la fine di quella sorta di “monopartitismo laburista” che era il rovescio politico della mutazione thatcheriana del riformismo.
Gordon Brown, figura forse umanamente più stimabile dell'attuale premier, signore di piglio austero e profonda sensibilità religiosa, non potrà essere quel che Blair è stato: un leader capace di levare il centro da sotto i piedi dei Tories, smontandone e ricostruendone a proprio vantaggio temi, progetti, idee. David Miliband potrebbe essere uno sfidante non certo di rincalzo, più abito che monaco, in quanto tale perfettamente in grado di impersonare il ruolo nuovista con cui ai tempi Blair si è imposto sulla scena.
Il ricambio generazionale non fa problema, in un Paese che è stato scosso da thatcherismo e che ha ritrovato il gusto del dinamismo, della concorrenza, del mercato. Mentre nell'Italia delle corporazioni e della mesta sopravvivenza del capitalismo relazionale, le relazioni più ingessate restano quelle politiche. Non c'è ricambio perché non c'è progetto, perché il circolo vizioso di politica ed affari è funzionale ai disegni di signori canuti, perché le generazioni nuove sono tanto infiacchite dalla cultura dell'assistenza da aver perso prima di cominciare a giocare il gusto della sfida.