2007, Numero 1/2
La politica estera di Gordon Brown
“Ci si attende sull'Iraq una scelta di Gordon Brown - una volta premier - analoga a quella di Spagna e Italia. Ma coś dovrebbe mettere in conto di alimentare la percezione di un allentamento dell'asse anglo-americano. Una prospettiva che lo Stesso Brown ha non solo smentito, ma verso cui si è dichiarato ostile, e che nessuno in Gran Bretagna approverebbe. Per il Cancelliere la politica estera si fa con l'economia nma anche con i valori. E in questo la ricetta “neo-prog elaborata per Brown dalla Fabian Society ricalca l'internazionalismo liberale di Tony Blair”.
di Simona Bonfante
L’ossessione nazionale per il superamento della leadership di Tony Blair ha origini lontane che, inutile negarlo, affondano nel rifiuto culturale del popolo progressista a riconoscere la “dimensione etica” della guerra in Iraq. La politica estera – aldilà del giudizio che gli storici ne daranno – è diventata quindi il cavallo zoppo che ha precipitato Blair al minimo storico di popolarità, costringendolo ad annunciare anzitempo un’uscita di scena che suona come una sconfitta, beffarda e inclemente. Ebbene, secondo gli insider, potrebbe essere proprio una nuova politica estera il cavallo in sella al quale il successore designato, Gordon Brown, compirà il tanto atteso ingresso al N.10 di Downing Street.
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