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2007,
Numero 1/2

Partito democratico e questione socialista

“La nascita del PD, da un lato, e del Partito dei moderati, dall'altro, aprirà un grande spazio politico ed elettorale per una formazione del socialismo riformista e liberale. Non si tratta di riprovare ancora a mettere insieme i pezzettini della dispora, ma di unire “i vecchi e i nuovi socialisti”, come dice Peppino Caldarola, in un vero processo costituente, in un'assemblea revisionista per un nuovo partito liberalsocialista, per un New Labour italiano”.
di Vittorangelo Archetti

Sul numero 11 del 2006 di “Critica Sociale” vi era in copertina un titolo provocatorio : “ Sinistra senza Socialismo”. Ci domandavamo cioè se era possibile che in Italia venisse a mancare, unico paese in Europa, una forza Politica Socialista con una percentuale di voti significativa.
Ciò perché era già chiaro allora che il P.D.  di Socialista non avrebbe avuto nulla. Il P.D.  non aderirà al PSE e la maggioranza dei DS, ha gia' digerito questo fatto nonostante le finte proteste ad uso e consumo congressuale. Ed,  anche qui,  io non sono per nulla stupito. I D.S. non sono un Partito Socialista.
Non lo sono mai stati e non hanno mai voluto esserlo.
Come non ricordare il dibattito ai tempi della “Cosa”  se il nuovo Partito che nasceva dalle ceneri del PCI dovesse o meno chiamarsi socialista. Fu deciso per il no. Anche perché in caso contrario, il nuovo Partito avrebbe dovuto inevitabilmente fare i conti con la storia del socialismo italiano, Bettino Craxi compreso. Il PDS prima ed i DS  poi sono  Partiti  post-comunisti saldamente ancorati alle logiche del vecchio PCI. Proprio per questo non ci trovo nulla di strano nel fatto che la maggioranza dei DS privilegi l'operazione politica rispetto all'identità. Perché in realtà questa identità non è la loro e D'Alema, in verità, non ne ha mai fatto mistero.