2007, Numero 3/4
Nel Mondo c'è chi aspetta il suo 25 Aprile
di Daniele Capezzone
Sto raccogliendo queste riflessioni mentre scorrono le ore del pomeriggio del 25 aprile, e le agenzie di stampa riferiscono -stancamente, per la verità- le dichiarazioni dei partecipanti ai cortei commemorativi.
Sì, il 25 aprile è, in Italia, la data in cui si ricorda la Liberazione, la fine della dittatura fascista e l’inizio del cammino verso uno stato democratico e repubblicano. Ma ogni volta che si partecipa o si assiste ad una celebrazione, è bene chiedersi cosa si stia facendo davvero: se si stia solo alimentando un mito, se ci si stia scaldando il cuore nel ricordo di una gloriosa pagina di storia, o se invece si debba come credo cercare nel meglio del proprio passato anche le ragioni di un futuro desiderabile e possibile.
Se è così, se cioè l’antifascismo e, beninteso, l’anticomunismo, l’antitotalitarismo deve rappresentare una guida politica per l’oggi, un modo concreto di essere antifascisti anche quando le celebrazioni commemorative sono concluse è quello di lottare perché altri “25 aprile” siano possibili: un “25 aprile” per i cubani, per i ceceni, per i vietnamiti e i nordcoreani, per le donne e gli uomini vittime del fondamentalismo islamico, per chi ancora s...
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