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2007,
Numero 3/4

Un figlio di Putin

“Due sono gli uomini che sembrano avere maggiori possibilità di presentarsi alle elezioni del marzo del prossimo anno (sempre che ci siano) e, casualmente, sono il braccio destro e quello sinistro di Vladimir. Il primo è Sergei B. Ivanov (ex-superiore di Putin ai tempi in cui l'Fsb si chiamava ancora Kgb), che poco tempo fa Putin ha tirato su dalla carica di Ministro della Difesa per tenerselo a fianco come vice-premier del Governo. Gli occhi sono puntati per lo più su di lui che in dicembre ha detto che con il dopo Putin "non credo che ci saranno grandi cambiamenti". L'altro è Dmitri A. Medvedev, attuale presidente e amministratore delegato di Gazprom”
di Va.Va.

La morìa di giornalisti, una strana epidemia che stermina solo quelli che fanno indagini approfondite sulle questioni più torbide che interessano direttamente il Cremlino. Cecenia, armi, corruzione, lesione di diritti umani, per esempio. L’ultimo, un giornalista del Kommersant, un marcantonio d’uomo di 51 anni coi baffi, che si occupava di affari militari e spaziali. Si tratta dell’ex colonnello delle truppe missilistiche Ivan Safronov. Moglie e figli. Quel pomeriggio del 2 marzo 2007 con un sacchetto della spesa sarebbe entrato nel suo palazzo. Avrebbe salito le scale come sempre. Ma non si sarebbe fermato col suo sacchetto di arance per la famiglia al terzo piano, dove abitava. Ha fatto due piani in più con la sua busta di arance. Un comportamento un po’ strano, se si tiene conto che, una volta al quinto piano, si sarebbe lanciato (ufficialmente sua sponte) fuori dalla finestra. Pensare che nessuno, né la sua famiglia, né i suoi colleghi, né i vicini, né i conoscenti, nessuno proprio nessuno sapeva che Ivan era infelice. Forse nemmeno lui. L’International Herald Tribune ha parlato di istigazione al suicidio. Per dire che è un suicidio poco desiderato.
Ossia un omicidio, o meglio...