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2007,
Numero 3/4

Relazioni UE - Russia, un'analisi dell'ISPI

”La Russia non è condizionabile dall’Unione Europea: non aspira a farne parte, non partecipa alla Pev (politica europea di vicinato), è a pieno titolo nell’WTO (organizzazione internazionale del commercio). Dal punto di vista economico si considera tra i paesi ad alto potenziale di crescita e non tollera ingerenze nella politica interna. A Helsinki 2006, Mosca ha respinto i principi dell’Energy Charter Treaty (apertura delle pipeline di gas e petrolio, mutuo accesso ai mercati dell’energia, tutela degli investimenti) che avrebbero portato alla fine del monopolio di Gazprom. L’Europa dipende per il 44 per cento dall’importazione di gas dalla Russia, quota destinata a salire per il declino delle riserve del Mare del Nord”.
di Serena Giusti (ISPI)

Finora il grande allargamento della Unione Europea (Ue) del 2004 è stato valutato soprattutto in termini economici e di impatto sul sistema istituzionale europeo, in una prospettiva di “capacità di assorbimento” in considerazione delle prossime adesioni.1 Per quanto riguarda invece le implicazioni di politica estera, era atteso un rafforzamento della Ostpolitik europea come risultato della pressione degli otto paesi dell’Europa centro orientale (Ceec) a sostegno della stabilizzazione del vicinato. Infatti una delle argomentazioni maggiormente utilizzate dai Ceec a favore della loro inclusione era stata proprio quella di fungere da ponte fra l’Ue e l’Est Europa, Russia compresa.
Sulla base della loro esperienza di transizione dal comunismo, i Ceec avrebbero potuto mettere le conoscenze acquisite sulla democratizzazione e la liberalizzazione economica a disposizione dei vicini desiderosi di cambiamento e integrazione nella comunità euroatlantica.2 Se vi erano dei timori, essi riguardavano il loro accentuato filoamericanismo – soprattutto della Polonia per la quale comune era diventata la metafora del cavallo di Troia americano in Europa – che avrebbe potuto causare ulteriori divisio...