2007, Numero 3/4
Il Partito Democratico come “Partito del fare”
“Deve essere chiaro che continuare ad opporsi alla riforma delle pensioni, alla liberalizzazione dei servizi, alla flessibilità del lavoro vuol dire produrre e consolidare profonde ingiustizie sociali. Vuol dire nascondersi dietro i principi di solidarietà e di uguaglianza per difendere corporativismi e parassitismi. Vuol dire mantenere un sistema bloccato in cui la mobilità sociale è arrivata ai minimi storici e in cui non si premia il merito ma il sistema delle relazioni, cioè l'amico dell'amico. Vuol dire non dare risposte a quell'Italia nuova che cambia, ai nuovi ceti produttivi, alle donne, ai giovani”.
di Linda Lanzillotta
C'è una Italia nuova in cerca di rappresentanza politica. Capire e rappresentare questa Italia, l'Italia del nuovo secolo, è la missione del Partito Democratico. Dal 1989, da quando è iniziata la lunga transizione del nostro sistema politico, il cambiamento della società italiana è stato radicale. Le grandi imprese si contano ormai sulle dita delle mani mentre l'Italia è piena di imprese di medie, ma soprattutto di piccole e piccolissime dimensioni, nelle quali il rapporto tra capitale e lavoro su cui si è sviluppata la lotta politica e sociale del Novecento non ha quasi più nulla di antagonistico: i lavoratori condividono le sorti della loro azienda con l'imprenditore. La loro vita, il loro benessere, il loro futuro sono legati al destino della loro azienda. E l'imprenditore considera i suoi dipendenti il bene più prezioso da difendere e preservare, il fattore che determina la qualità del suo prodotto e gli consente di continuare ad essere competitivo nel mercato globale. C'è il “capitalismo personale” dei lavoratori autonomi e dei professionisti, protagonisti della transizione dall'economia manifatturiera ad una più matura economia dei servizi. Ci sono donne sempre più intraprend...
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