2007, Numero 8
Democrazia fiscale, la nuova frontiera della democrazia politica
“Paghi tre, compri uno: solo un terzo delle imposte versate allo Stato, infatti, viene consumato dal cittadino con i servizi. Il resto finisce a finanziare i costi della burocrazia che dovrebbe erogare i medesimi servizi. In pratica, così organizzato, il welfare italiano è destinato ad essere sempre in perdita e le tasse ad aumentare inutilmente”.
di Luca Antonini
Il mondo sta cambiando, con epocali trasformazioni che coinvolgono e quasi trascinano via uno dei concetti cardine elaborati dalla scienza politica e giuridica moderna: l’idea di sovranità. In realtà, quello che oggi accade non ha fatto altro che problematizzare ulteriormente una categoria già da tempo in discussione; percepito nel dibattito giuspubblicistico fin dalla prima metà del Novecento, il fenomeno dell’“eclisse” o del “crepuscolo” della sovranità è venuto, tuttavia, sempre più acutizzandosi verso la fine dello scorso millennio. In questa sede si vuole evidenziare un aspetto particolare del fenomeno: quello inerente alla “questione fiscale”, da sempre legata a quella della democrazia come dimostra l’antico principio “no taxation without representation”. Edmund Burke, in un discorso rivolto a conciliare la controversia con le colonie americane, ricordava, infatti, che “… fin dall’inizio le più grandi battaglie per la libertà si sono combattute intorno a questioni di tassazione”. La stessa rivoluzione francese è attraversata dalla questione del consenso all’imposta. Nella Francia prerivoluzionaria, nei chaiers de doléances l’idea del consenso all’imposizione era così comun...
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