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2007,
Numero 9/10/11

Turati e le sintesi delle tendenze Risorgimentali

Raggiunte le mete nazionali essenziali del Risorgimento, e dimostratosi, come accadde nello stesso ‘76, che nell'Italia unita, nonostante il carattere monarchico del nuovo stato, la lotta politica poteva svolgersi democraticamente e trasferire il potere, in parlamento, da destra a sinistra, da un partito tradizionale di governo ad un partito d'opposizione, si faceva evidente che alle congiure e alle barricate doveva subentrare l'organizzazione del popolo sul terreno legale, anche se il diritto d'associazione degli strati socialmente inferiori, cioè dei lavoratori manuali, non era ancora stato conquistato.
Per Filippo Turati, la evoluzione in atto era consona all'atmosfera che aveva respirato in famiglia, e allo stesso suo temperamento personale. Venerava Mazzini e, venticinquenne, pianse alla notizia della morte di Garibaldi. Dotato di istintivo senso della realtà, Filippo Turati non si dissimulava però, neanche nella sua romanticamente tormentata gioventù, che l'Italia s'era potuta fare solo sulle posizioni di Cavour. La sua spontanea avversione alla violenza e al disordine, lo avrebbero comunque tenuto lontano da nuove avventure insurrezionali. Forse non è troppo dire che nel nascente movimento socialista egli portò la sintesi ideale delle caratteristiche più valide del grande vincitore e dei grandi vinti del risorgimento
di Leo Valiani

Per ricostruire gli esordi dell’attività politica di Filippo Turati, che fanno tutt’uno con il processo di formazione del socialismo democratico italiano, dobbiamo risalire al decennio successivo alla conclusione del risorgimento, sancita dalla liberazione di Roma nel settembre del 1870, e dobbiamo anche spostarci da Milano, che sarà indissolubilmente legata, in prosieguo di tempo, all’opera del fondatore di Critica Sociale, a Cremona, ove suo padre, Pietro Turati, prefetto del Regno, ebbe la sua ultima sede, tra il 1873 e il ‘75. A Cremona, il non ancora diciottenne Filippo si legò di fraterna amicizia col suo coetaneo e condiscepolo Leonida Bissolati, del quale fu compagno di studi anche all’università di Bologna. Insieme, Turati e Bissolati, e alcuni loro compagni ed amici fra i quali va ricordato perlomeno Camillo Prampolini, fonderanno nel 1892 il Partito dei lavoratori, che assumerà, un paio d’anni dopo, il nome di Partito socialista italiano. Insieme ne saranno, fino al 1910, i capi di maggior prestigio politico e morale.

ORGANIZZARE IL POPOLO
Col XX settembre il risorgimento s’era chiuso una nota di necessario laicismo, che la violenta protesta del Vaticano e del clero con...