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2007,
Numero 9/10/11

“Rifare l’Italia”. La ricostruzione dopo la Grande Guerra

Nutrito di letture e di scambi internazionali, Turati maturò presto una visione ampia dei problemi politici. Sostenne perciò che il raccordo della difesa del proletariato organizzato del Nord con le conquiste di portata generale fosse un obiettivo imprescindibile per un movimento socialista nazionale, e non mancò di criticare le involuzioni corporative. Nondimeno, ritenne che era lo stesso sviluppo storico a creare l'«egemonia temporanea della parte più avanzata del paese sulla più arretrata», che tale egemonia derivasse dalle dinamiche impresse dallo sviluppo industriale, e che, per mettere il Mezzogiorno in condizioni di partecipare al processo di cambiamento, occorresse innanzi tutto puntare sull'alfabetizzazione delle grandi masse contadine e la diffusione dell'istruzione tecnica ad ampio raggio, sull'ammodernamento delle attività produttive e il rafforzamento delle strutture civili.
Com'è noto, l'idea di un discorso "programmatico" in Parlamento venne ad Anna Kuliscioff, che così scriveva a Turati il 18 maggio del 1920: «Sai che cosa potrebbe essere un vero reagente in tutta la Camera e in seno del Partito? Un tuo discorso all'apertura della Camera sulle dichiarazioni del governo, in cui tu esponessi nelle linee generali la messa in valore delle ricchezze italiane, di cui ti parlò Omodeo e che ti piacque moltissimo. Sarebbe un discorso eminentemente socialista e, nello stesso tempo, un programma di ricostruzione e di rinnovamento di tutto il paese. [...] Non importa che il Gruppo ti dia o non ti dia la facoltà di parlare a nome suo. Parlerai per conto tuo, e dovrà essere il programma fondamento di un governo democratico-socialista, che non mi pare tanto lontano quanto pare a te. Ad ogni modo, potrebbe anche determinare correnti più precise sia nel Partito, sia nel paese, tanto da diventare piattaforma alle prossime e certo non lontane elezioni politiche. E su tal terreno vorrei si determinasse una scissione nel Partito e la polarizzazione dei migliori elementi della borghesia verso un partito democratico-socialista di governo».
di Carlo Lacaita

Quando Turati pronunciò il Rifare l’Italia!, in occasione della presentazione alla Camera dell’ultimo governo Giolitti, aveva quasi sessantatre anni, di cui almeno trentacinque dedicati alla causa del socialismo. L’aveva abbracciata negli anni Ottanta dell’Ottocento, staccandosi dalla democrazia radicale, a contatto con l’ambiente operaio lombardo e con quei settori della cultura positivistica maggiormente attenti ai problemi della società e alle condizioni delle masse popolari. Di particolare importanza fu il legame con Anna Kuliscioff, l’intelligente esule russa, con cui avrebbe condiviso le idealità e l’impegno politico per il resto della vita. Con la fondazione della Lega socialista milanese (1889) e della “Critica Sociale” (1891) assunse un ruolo di primo piano nel dibattito e nel lavoro organizzativo che di lì a poco dovevano condurre le diverse formazioni socialiste, già sorte in varie parti della penisola, alla costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani (1892), poi Partito Socialista Italiano. Tra i primi, e con grande lucidità, aveva compreso «la funzione essenziale dell’organizzazione partitica in una società di massa, e proprio per questo ad essa sarebbe rimasto se...