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2007,
Numero 9/10/11

L’azione di Leonida Bissolati e il Revisionismo

“Un saggio sulla recensione di Gaetano Arfè alla biografia di Raffaele Colapietra”.
Quel che della vicenda di Bissolati sembra esemplare all’Arfé, e cioè la sua adesione al revisionismo, inteso il termine «come abbandono dei postulati finalistici propri del socialismo in genere e di quello marxista in particolare», è dubbio infatti se (a parte la questione dell’esattezza della formulazione della natura del revisionismo, che ora esamineremo) costituisca il titolo maggiore per cui Bissolati entra come una figura di molto rilievo nella storia dell’Italia contemporanea e della stessa democrazia europea.
Ad un certo momento, alcuni studiosi socialisti, Bernstein in particolare, il quale aveva meditato nell'esilio londinese al quale lo condannava ancora l'incriminazione per la sua attività giornalistica contro le leggi eccezionali di Bismarck, sugli scritti dei fabiani inglesi, giunsero alla conclusione che il sistema di idee, opinioni, parole d'ordine, che andava sotto il nome di dottrina del marxismo, e di cui Bernstein, vissuto nell'intimità del vecchio Engels, conosceva bene il processo di formazione, non copriva più la realtà in divenire. Bernstein e i suoi colleghi notarono che molte vicende politiche attuali non si lasciavano ricondurre al conflitto fra forme e forze di produzione; che sovente il socialismo traeva una forza maggiore da esigenze morali che non dalla sua presunta ma ancora non provata necessità economica; che la concentrazione dei mezzi di produzione andava di pari passo, attraverso le società per azioni, con la diffusione dei titoli di proprietà, e non implicava necessariamente né la diminuzione del numero delle piccole imprese industriali, commerciali, agricole, né la proletarizzazione di tutto il medio ceto, una parte del quale conquistava anzi nuova agiatezza; che il tenore di vita della stessa classe operaia non continuava a peggiorare e aveva piuttosto tendenza ad elevarsi nei paesi industriali capitalistici, e che infine in filosofia, economia politica, sociologia è storiografia faceva d'uopo tenere in gran conto i risultati ai quali il pensiero e la ricerca scientifica erano approdati dopo la morte di Marx, rendendo anacronistici a volte alcuni dei presupposti della sua dottrina.
di Leo Valiani

La recensione, piena d’interesse e ben centrata nella parte critica, che Gaetano Arfé ha fatto del libro di Raffaele Colapietra su Leonida Bissolati, invita al dibattito e all’integrazione del tema. Quel che della vicenda di Bissolati sembra esemplare all’Arfé, e cioè la sua adesione al revisionismo, inteso il termine «come abbandono dei postulati finalistici propri del socialismo in genere e di quello marxista in particolare», è dubbio infatti se (a parte la questione dell’esattezza della formulazione della natura del revisionismo, che ora esamineremo) costituisca il titolo maggiore per cui Bissolati entra come una figura di molto rilievo nella storia dell’Italia contemporanea e della stessa democrazia europea.
Forse l’Arfé, come del resto il Colapietra, vede troppo la figura di Bissolati attraverso il problema che era essenziale per l’altro protagonista della vicenda, il partito socialista italiano, che Bissolati, dopo esserne stato uno dei fondatori e, per quasi un ventennio, uno dei capi, giunse a considerare come un «ramo secco » del movimento dei lavoratori, provocandone il naturale risentimento, che la radicalizzazione della lotta politica, con la guerra libica, avrebbe accr...