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2007,
Numero 9/10/11

Bissolati, Kautsky e il rifiuto del radicalismo anarchico

L'esordio parlamentare, l'8 aprile 1897, avviene sulla questione di Candia, e perciò in politica internazionale, con quella definizione del socialismo quale «integrazione del concetto di patria negli interessi materiali e morali più elevati della civiltà» che si collega con vent'anni di coerentissimo anticipo ai temi più caratteristici dell'interventismo democratico, non meno di quanto lo faccia, l'11 luglio successivo, in discussione del bilancio dell'Agricoltura, l'insistenza sul concetto preminentemente economico e professionale dell'organizzazione socialista, rispetto alla futura elaborazione del sindacalismo riformista, oppure, negli articoli sull'«Avanti!» di fine 1898 e nel discorso parlamentare del 1° maggio 1899, la definizione della prospettiva di «ultima guerra » per lo scontro fatale e inevitabile tra l'industrialismo e la reazione.
Il necessario coordinamento tra piano democratico e piano sociale di un quadro che si mantiene, lo si è visto, nelle coordinate rigorose dell'evoluzionismo marxista, viene ragionato da Bissolati alla Camera il 2 marzo 1899 come interpretazione dell'ostruzionismo in chiave di appoggio, da parte del proletariato, alla borghesia «intelligente e moderna» la cui vittoria liberale è pregiudiziale irrinunziabile per il futuro trionfo del proletariato medesimo, una spartizione di compiti politici e di fasi storiche che si differenzia peraltro nettamente da «un malinteso spirito di conciliazione».
di Raffaele Colapietra

La formazione culturale e l’esperienza politica di Bissolati non sono separabili né dall’ambiente familiare né da quello civile e sociale della Cremona risorgimentale, dove nacque il 20 febbraio 1857.
Il padre naturale, il canonico Stefano, che lo avrebbe adottato legalmente solo nel 1865, all’atto di sposare, dopo aver svestito da tempo l’abito talare, Paolina Caccialupi, rimasta nel frattempo vedova, era infatti un tipico esponente del clero colto lombardo che, dopo gli appassionamenti manzoniani è rosminiani della gioventù, era approdato ad un liberalismo progressista e «positivo» caratterizzato in primo luogo da un «sereno ateismo».
Quanto a Cremona ed alle sue campagne, il garibaldismo di Cadolini e l’aziendalismo capitalistico di Jacini andavano evolvendosi in questi decenni in forme che da un lato sarebbero sboccate nel liberalismo avanzato di Vacchelli e nel radicalismo legalitario di Sacchi, dall’altro avrebbero dato vita all’organizzazione della protesta contadina cattolica di Miglioli.
Perfettamente coerente a questa piattaforma di base, dunque, la formazione universitaria di Bisssolati a Bologna, non a caso a fianco di futuri compagni d’arme più o meno coetanei, Turati,...