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2007,
Numero 9/10/11

Filippo Turati e la nascita della democrazia italiana

Dalla prefazione alla biografia di Spencer di Scala (ed. Critica Sociale)
Turati di sicuro non fu un socialista liberale (i tempi della storia sono quelli che sono), ma di sicuro la sua sensibilità per il rapporto di coessenzialità fra libertà e socialismo non fu inferiore a quella di coloro che, dopo di lui, avrebbero portato quel nome. E non poteva essere che così per un uomo che vedeva crescere la forza del movimento attraverso i diritti e le reti di sicurezza che rendevano ciascuno dei suoi componenti libero di esprimersi, di farsi valere e di fare in tal modo ulteriori passi avanti. La nozione stessa di avanguardia era per lui una nozione infida, vi leggeva una auto-legittimazione che riteneva pericolosa, lo scivolo che avrebbe trasformato la dittatura del proletariato in dittatura di un partito, lo scrigno che avrebbe sprigionato un potere dell'uomo sull'uomo mai visto nella storia precedente. E queste sono cose che non dico io ora, le disse lui, più o meno con le stesse parole, quando la storia del comunismo era appena ai suoi inizi, quando metteva radici un partito comunista in Italia e perciò oltre sessant'anni prima dell'amaro risveglio dei tanti che il comunismo avrebbero idolatrato per decenni come la fabbrica dell'uomo nuovo.
Nelle pagine che seguono Spencer Di Scala dimostra con sottile perizia che i primi a doverlo considerare un anticipatore dovrebbero essere gli ex comunisti, che, proprio in ragione dei loro ritardi nel superare sul piano dei principi i miti della rivoluzione, hanno finito per ricalcarne i passi anche sul terreno di quel suo gradualismo che tanto risentiva del determinismo dei suoi anni.
di Giuliano Amato

Quella che riportiamo è la introduzione che il ministro Giuliano Amato ha scritto per la biografia di Filippo Turati del prof. Spencer Di scala, Chair di Storia delle Dottrine politiche alla Massachusetts University di Boston per celebrare il 150 Anniversario della nascita. Il Volume edito da Critica Sociale sarà in distribuzione dal mese di novembre.

Desta una perdurante amarezza la scarsa attenzione dedicata a Turati in tempi per di più di Pantheon aperti e non più settariamente divisi. Certo, nessuno oggi condivide più il giudizio che ne dava Togliatti subito dopo la sua morte, nel 1932: “nella persona e nell’attività di Turati – scriveva Togliatti – si sommarono e toccarono una espressione completa di tutti gli elementi negativi, tutte le tare, tutti i difetti che sin dalle origini viziarono e corruppero il movimento socialista italiano, che lo fecero deviare dagli obiettivi rivoluzionari del movimento operaio, che lo condannarono al disastro, al fallimento, alla rovina”.
Ma forse ha ragione Spencer Di Scala nel pensare che quel giudizio così distruttivo e senz’appello, ancorché abbandonato negli anni successivi alla furibonda stagione (la stagione del “socialfascismo”) in cui...