2007, Numero 9/10/11
SCRITTI DI F.TURATI 1.Comune moderato, Comune popolare
27 aprile 1920 – Proemio al programma per il Comune di Milano Anche nel campo amministrativo è sempre abbastanza esatta la risposta di quel socialista, il quale - a chi gli chiedeva quando si farebbe la rivoluzione sociale - rispondeva semplicemente: "La rivoluzione? Ma noi ci viviamo già in mezzo!. Soprattutto nel tema del fatale progressivo estendersi dei pubblici servizi municipalizzati o statizzati - che, se non è tutto socialismo, ne è come la base e la premessa materiale necessaria - ha oggi, in ogni luogo civile, soprattutto nelle grandi città, una attualità e una verità ogni giorno crescente, la mordace ironia, con la quale Sidney Webb, nel suo "Socialismo in Inghilterra", dipingeva un consigliere comunale della vecchia scuola economica; ironia che qui giova riprodurre, quasi epigrafe al programma dei socialisti milanesi: "Il Consigliere municipale individualista - scrive l'illustre fabiano - camminerà sul selciato comunale, illuminato da lampioni a gas comunali e scopato da spazzini comunali con acqua municipale; guarderà quante ore fanno all'orologio comunale, che sovrasta al Mercato comunale, e così giudicherà se si ha tempo di andare incontro ai suoi figlioletti, che escono dalla Scuola comunale, fiancheggiata dal Manicomio provinciale e dall'Ospedale comunale; si servirà del telegrafo nazionale, per dirvi di non passare per il Giardino municipale, ma di servirvi della Tramvia comunale, per venirlo a trovare nel Gabinetto di lettura comunale, presso il Museo e la Biblioteca comunale, ove intende consultare alcune pubblicazioni nazionali, per preparare un discorso da pronunziare, nella prossima tornata del Consiglio comunale, in favore della nazionalizzazione dei canali e del controllo governativo sulle ferrovie. E frattanto esclamerà: il socialismo, o signori, è dal cosa, che non vale la pena che un uomo pratico si occupi delle sue fantasticherie e delle sue assurdità. L'azione individuale - self help! - ecco ciò che ha fatto grande la città nostra!"
di Filippo Turati
Non si tratta, no – conviene dirlo subito e chiaro – di “Comune socialista”. Sotto la cappa di piombo dello Stato borghese, fra le strettoie e le pastoie della legislazione borghese, dentro l’atmosfera economica del capitalismo ancora spadroneggiante, il comune socialista non troverebbe né ossigeno itale, né libertà di movimenti: oggi il “Comune socialista” è ancora una frase, un’utopia, un anacronismo. Ma le classi proletarie organizzate, quando assurgono a coscienza politica; ma il partito socialista, che ne esprime la specifica ideologia; man mano che si svolgono e tendono a prevalere nel corpo elettorale, o per numero, o per valore, o, meglio ancora, per numero assistito dal valore – valore di convinzioni, di compattezza, di capacità – possono, da soli od alleati con gruppi e con partiti affini, sia premendo dal di fuori sui pubblici poteri, sia prendendo in essi parte diretta; possono – diciamo – infondere nell’indirizzo amministrativo d’un Comune una parte della propria anima; effettuare, o far effettuare, una parte – per ora, sia pure, la parte minima, è la meno eterodossa – ma, pur nondimeno, una parte sempre maggiore, del loro proprio programma; col pungolo della minaccia ...
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