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2007,
Numero 9/10/11

6. “Perché sono in Francia”

Le ragioni che spinsero Turati all’espatrio in un articolo al “Soir” (1926)
La vita? Che cosa è dunque la vita per un uomo che come me lotta da cinquanta anni per la democrazia e per il socialismo? Che cosa è dunque la vita, quando il lavoro di cinquanta anni sembra distrutto, quando fino la speranza sembra doversi abbandonare, quando non c'è più né libertà di pensiero, né libertà di stampa, ne tribuna parlamentare? Ebbene no! Può darsi che la mia vita materiale non fosse in pericolo, visto che, per un paradosso grottesco, la polizia fascista mi offriva la sua insultante protezione contro l'altro fascismo, quello delle camicie nere.
di Filippo Turati

Mi si domanda da molte parti, perché ho abbandonato l’Italia, di nascosto come avrebbe fatto un ladro; mi si domanda se le minacce fasciste mettevano veramente in pericolo la mia vita.
La vita? Che cosa è dunque la vita per un uomo che come me lotta da cinquanta anni per la democrazia e per il socialismo? Che cosa è dunque la vita, quando il lavoro di cinquanta anni sembra distrutto, quando fino la speranza sembra doversi abbandonare, quando non c’è più né libertà di pensiero, né libertà di stampa, ne tribuna parlamentare? Ebbene no! Può darsi che la mia vita materiale non fosse in pericolo, visto che, per un paradosso grottesco, la polizia fascista mi offriva la sua insultante protezione contro l’altro fascismo, quello delle camicie nere.
La polizia faceva buona guardia al suo ostaggio, sia che volesse riservarlo ad una sorte più dura, sia che fosse mossa da preoccupazioni di politica estera. Allora ho compreso che l’ostaggio aveva il dovere di fuggire, coi suoi propri mezzi, ai suoi carcerieri, per prendere la via dell’esilio già percorsa dai suoi amici.
Mi sono ricordato che c’era un vecchio paese di libertà, al quale quattro rivoluzioni ed il sacrificio di molto sangue generoso...