2008, Numero 3
Alle origini della rivolta anti-cinese del Tibet
L'invasione del 1950 di una regione ad alta spiritualità ma povera. Gli 80.000 morti nei saccheggi
di Francesco Accursio
Era un’opportunità unica, irripetibile. L’occasione di una vita. E i tibetani, almeno quelli che non si rassegnano ancora all’omologazione forzata con il “grande fratello” cinese, non se la sono lasciata sfuggire, pur conoscendo con certezza le pesanti conseguenze che avrebbero dovuto affrontare. Ecco così l’imprevista rivolta popolare in Tibet e la invece prevedibilissima dura repressione militare cinese, proprio mentre la Cina ha gli occhi di tutto il mondo puntati addosso in questa vigilia dei primi giochi olimpici organizzati nella Repubblica Popolare. Cioè l’evento planetario che dovrebbe sancire l’ingresso della Cina, dopo secoli di arretratezza ed isolamento, fra i grandi del mondo moderno, riconoscendole definitivamente lo status che le deriva da un ventennio di travolgente crescita economica. E’ chiaro che in questo contesto la questione tibetana è balzata in prima posizione sui media di tutto il pianeta. Ma l’attenzione mediatica sulle questioni internazionali è per sua natura limitata nel tempo, effimera e necessariamente cronachistica e superficiale. E’ probabile pertanto che, terminate le Olimpiadi, l’informazione sul Tibet scomparirà in fretta dalle televisioni e dall...
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