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2008,
Numero 8/9

Amici dei lavoratori, nemici della demagogia

I socialisti e il governo - Non “rompiamo i tavoli” ma li usiamo per “rifare l'Italia”
di Renato Brunetta

Dovremmo ripeterci ogni mattina un semplice concetto, che risale al 1901: programma minimo. Filippo Turati contrappose la forza realistica delle cose buone e giuste, che si potevano fare e si fecero, alla forza suggestiva delle cose irreali, massimaliste, che non si sarebbero mai fatte (e che, del resto, neanche erano tutte buone e giuste). Lavorare ad un programma minimo non significava, per lui, rinunciare agli ideali del progresso e della giustizia sociale, semmai il contrario: non rinunciare alle conquiste concrete che si potevano realmente conseguire. Il suo programma minimo aveva una straordinaria forza innovatrice, e conteneva in sé la potenza del riformismo. Ogni volta che la sinistra italiana, ieri come oggi, si è affidata al massimalismo ed al rifiuto del gradualismo, ha finto di prediligere il tutto e subito, in realtà ha consegnato il Paese alla reazione conservatrice.
Non mi tratterrò sul tema dell’attualità turatiana. Rischia di essere un luogo comune, l’approccio ripetitivo delle commemorazioni. Il fatto è che la sinistra italiana non ha mai risolto il problema posto da Turati ed è tornata, con autodistruttiva periodicità, a far prevalere la voglia di rompere i tavol...