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2008,
Numero 8/9

Il leader riformista oggi sarebbe stato contro l’antipolitica

Interventi - Turati e la centralità del Parlamento
di Riccardo Nencini

Nella storia del Novecento italiano, Turati ricorre spesso, inserito di volta in volta tra le figure negative o, al contrario, tra i protagonisti positivi della politica nazionale. Vituperato e amato al contempo. Odiato da massimalisti, comunisti e rivoluzionari in quanto simbolo di equilibrio, di una visione ‘nazionale’ dell’Italia del tempo, del riformismo ante litteram, della validità del cosiddetto ‘programma minimo’; osannato prima dai ‘gradualisti’ e quindi dal filone culturale del socialismo democratico e libertario quale esempio di ‘ giusta strada’ da seguire. Una frattura la cui ricomposizione, nella parte largamente maggioritaria della sinistra italiana, è avvenuta solo di recente, con la vittoria piena, inequivocabile, dell’avvocato di Canzo.
Turati è l’interprete più schietto del riformismo forte, senza tentennamenti, di un riformismo ‘nazionale’ e responsabile di cui darà più volte prova a cominciare dall’appoggio dato ai governi liberali di Zanardelli e del primo Giolitti per gli importanti provvedimenti di politica sociale che entrambi misero in campo (leggi sulla tutela del lavoro delle donne e dei bambini, infortuni, invalidità e vecchiaia ) e, di seguito, per il s...