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2011,
Numero 7

Di Vagno, riformista meridionale

Volume della Camera dei Deputati rafforza la cultura democratica
di Francesco Colucci



«La competizione di parte, qualunque essa sia, quando colpisce a tradimento l’uomo politico che al trionfo di un’idea sinceramente concepita e fermamente professata offre la propria attivitŕ e le proprie energie, diventa lo sfogo cieco delle piů basse e delle piů ignobili passioni».


Con queste parole, l’allora Presidente della Camera dei Deputati, Enrico De Nicola, commemorava, nella seduta plenaria del 24 novembre 1921, il giovane deputato socialista Giuseppe Di Vagno, assassinato a tradimento dopo un comizio a Mola di Bari, il 25 settembre 1921.
Pur nel difficile clima politico del “biennio rosso”, era comunque la prima volta nella storia d’Italia che un deputato veniva assassinato per le idee che professava: un tragico presagio di quanto di lě a poco sarebbe accaduto a Giacomo Matteotti.
Sono frequenti i paragoni fra queste due figure immortali di protagonisti della storia del socialismo riformista italiano: analogo retroterra socio-culturale personale; analogo percorso formativo; stesso generoso impegno per il miglioramento delle condizioni di vita dei ceti rurali; stesso approccio pragmatico nell’analisi dei problemi sociali e stesso stile espressivo diretto, antiretoric...