2008, Numero 5/6
OVEST - Il maledetto Sessantotto
Non fu conflitto tra repressione e libertà, ma tra legalità e sedizione
di Stefania Craxi
Il ’68 è duro a morire. I suoi veleni si sono diffusi come un cancro nel corpo della società e faticano a uscirne fuori. Eppure bisognerà venirne a capo; se non si riuscirà ad annullare quei veleni è inutile illudersi: l’Italia non rialzerà la testa, la ripresa non ci sarà, potremo tranquillamente accantonare l’idea di una nuova Italia operosa e ordinata assisa accanto alle grandi potenze del mondo. Sarà opportuno ricordare le innovazioni con cui i sessantottini di Francia, e poi d’Italia e di tutto il mondo, intendevano rimediare alla noia di una trentennale stagione di benessere e di piena occupazione. Il ’68 ha innalzato la bandiera della libertà spingendola oltre ogni principio, fino a sconfinare nell’anarchia. Ha fatto dell’autorità e della gerarchia i suoi nemici principali; dei doveri il libro delle dimenticanze, dei diritti il programma della vita. Il dramma del ’68 è quello di essere stato fatto proprio dai sindacati, dall’immancabile Partito Comunista ed anche, con poche eccezioni, dalla classe degli intellettuali, con i suoi venerati guru come Jean-Paul Sartre, dando luogo a un movimento che ha investito ogni categoria sociale e si è radicato anche all’interno delle fa...
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