2009, Numero 3/4
La riforma Statale? Restituire il potere. Modernità dell’autogoverno
Proudhon ■ Il Contratto politico
di Paolo Bonacchi
Lo Stato, nel pensiero di Proudhon, è una strana ed instabile condizione della società; considerato dai più come qualcosa di cui non si può fare a meno, oggetto di diffidenza e male necessario. Continuamente chiamato ad assicurare giustizia, stabilità, sicurezza e pace, si presenta come in perenne stato di agitazione, di demolizione, di ristrutturazione. In fondo è sempre l’incapacità di risposta al bisogno di eguaglianza delle condizioni, che determina l’instabilità dello Stato e di conseguenza porta a giustificare il ricorso alla sua definizione come “principio di necessità”. In base al’idea di considerare lo Stato sotto il profilo delle necessità, ogni tirano tende ad identificarlo ne suo potere personale. Luigi XIV ha potuto tranquillamente affermare “Lo Stato sono io”, seguito a ruota da Napoleone I “La Costituzione sono io”., a sua volta imitato dalla “Ragion di Stato” che prosegue nelle democrazie a permettere il dominio di pochi nei confronti dei più. Dunque, osserva Proudhon, come forma di organizzazione della società umana lo Stato ha avuto, fin dalle sue origini, la tendenza a porsi come “potere che non riconosce alcun limite”. Dopo aver affermato che distinguere gli Sta...
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