2009, Numero 3/4
La sfida del gigante indiano. Un ruolo di garante della sicurezza nell’area
Geopolitica ■ L’attesa per le scelte dopo il voto alle elezioni nella maggiore democrazia del mondo. L’analisi dei possibili scenari negli studi del think tank “Council on Foreign Relation”, e dai rapporti d’informazione di “Stratfor.com”. L’importanza della “questione sociale” per la stabilità del Paese
di Fabio Lucchini
La comunità internazionale attende con interesse le prime mosse dell’esecutivo scaturito dal voto di oltre settecento milioni di indiani, chiamati alle urne per decidere a chi spetti l’onore/onere di governare la più grande democrazia al mondo. Espressione, quest’ultima, abusata ma sostanzialmente corretta perché l’India, ferita da sessant’anni di storia travagliata, ha sempre difeso la scelta democratica compiuta nel 1947 dai suoi fondatori. Una democrazia comunque imperfetta quella indiana, continuamente messa in discussione dall’elezione di politici corrotti, dalla pesante influenza delle questioni religiose, dalla politica delle caste e dalla compravendita di voti. Guasti e malcostumi tipici di molti sistemi democratici, ma particolarmente acuti nel delicato caso indiano. Negli ultimi decenni si è aggiunta un’altra problematica, relativa alla marcata influenza dei piccoli partiti nelle coalizioni di governo e alla loro crescente capacità di condizionare e spesso paralizzare l’agenda degli esecutivi di volta in volta in carica. Lo storico Ramachandra Guha sostiene che l’India sia una democrazia a metà, che pur tenendo regolari elezioni fallisce nel momento di esprimere una class...
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