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2009,
Numero 5/6

Né comunisti né italiani. La favola di chi viene dal nulla

PDL’apologia di Berlinguer
di Ugo Finetti

È naturale che Enrico Berlinguer venga oggi ricordato in toni apologetici nonostante il giudizio degli storici lo abbia ridimensionato. Lo stesso direttore della Fondazione Gramsci, Silvio Pons, nel suo ultimo libro, “Berlinguer e la fine del comunismo”, ne ha riconosciuto limiti ed errori. Ma ci sono due ragioni di fondo – una tattica e l’altra strategica - che inducono oggi i principali dirigenti postcomunisti, da D’Alema a Veltroni e Fassino, a celebrare Berlinguer. La ragione tattica consiste nell’usare Berlinguer e la sua “questione morale” per ribadire l’alleanza con il movimento di Di Pietro sia che si voglia fare un sistema di alleanze recuperando l’estrema sinistra, sia facendo blocco con l’Udc sia perseguendo la “vocazione maggioritaria”. Quale che sia la futura strategia del Pd – con Franceschini o con Bersani – nulla deve però cambiare tra Pd e Idv. Ma questa ragione tattica non deve mettere in ombra quel che più conta e cioè che nel momento in cui la sinistra italiana a guida postcomunista ha rifiutato la socialdemocratizzazione è nel berlinguerismo che ha cercato il suo futuro. Che cosa sarebbe questo tipo di sinistra italiana dopo la scomparsa del comunismo nel 1991 ...