2009, Numero 5/6
A Tehran una lotta interna alle elites. Il regime si appoggia sulle aree più depresse
Stratfor ■ Paese spaccato tra città e campagna
di F.L.
Le piazze delle maggiori città iraniane sono in fermento. Divampa la protesta in seguito alla conferma di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica dopo un contestatissimo turno elettorale. Una protesta che ha suscitato la curiosità e la partecipazione di gran parte dell’opinione pubblica occidentale, soprattutto dopo la violenta repressione messa in campo dal governo di Teheran. Da più parti si è invocata una ferma presa di posizione dei governi europei e, soprattutto, di quello americano a sostegno di un’ondata contestataria e libertaria senza precedenti nella storia trentennale della Repubblica islamica. Teheran, da parte sua, difende la regolarità del voto, minaccia, spara sugli oppositori e invita i governi stranieri a non intromettersi nelle proprie vicende interne. Mahmoud Mohammadzadeh, editorialista del popolare periodico Iran Daily, critica la mancanza di pragmatismo mostrata dagli americani, dai britannici e dagli altri europei, erroneamente convinti della natura rivoluzionaria delle manifestazioni post-voto. Nessuno deve illudersi; tutti gli iraniani, conservatori o riformisti che siano, desiderano conservare le istituzioni su cui poggia il Paese dal 1979 e ...
| |