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2009,
Numero 9

“La politica della Banca d’Italia”. Il principio di indipendenza tra Il Tesoro e la Banca centrale

di Leo Valiani

Il governo democristiano ha affidato, via via, ad esponenti di interessi privati capitalistici la maggior parte delle leve di comando, centrali e periferiche, dell’economia pubblica. Per volontà di Luigi Einaudi, a governatore della Banca d’Italia è stato invece chiamato, due anni fa, un uomo sinceramente devoto all’interesse pubblico, l’allora direttore generale dell’Istituto di Emissione, Donato Menichella.
Il riconoscimento della grande probità della politica di Einaudi e di Menichella non esime, naturalmente, dai doveri e dai diritti della critica. In alcuni pochi, abbiamo criticato la politica della Banca d’Italia anche tra il 1945 e il 1947, quando essa riscuoteva – per motivi talvolta opposti e tal’altra concordanti – i plausi di coloro che oggi appuntano gli strali contro la direttiva dell’Istituto di Emissione. I motivi delle nostre osservazioni critiche sono di natura più generale.
Dopo la guerra, Einaudi e Menichella hanno voluto mantenere o restaurare la Banca d’Italia, e con essa l’intiero sistema bancario, in funzioni conformi all’ortodossia liberale, che aveva ripreso vigore precisamente sotto il fascismo, come reazione logica sia a quell’ondata di speculazioni fin...