2009, Numero 10
Il comunismo italiano sconfitto prima del Muro
Storia di Craxi ■ Perché l’odio dell’estremismo e delle elites finanziarie verso il leader del PSI
di Ugo Finetti
“In Italia dopo la caduta del Muro di Berlino – ricordò Lucio Colletti nel 1999 – a finire sul banco degli accusati non sono stati i comunisti italiani, ma i partiti anticomunisti”.1 In primis Craxi. L’ondata di odio e di generalizzata avversione nei confronti di Craxi è un fenomeno interessante e che può essere utile proprio per comprendere il ruolo centrale svolto dal leader socialista per tre legislature dal 1979 al 1992. Inizialmente c’era il fastidio per aver rilanciato un partito che sembrava moribondo e quindi per non aver lasciato semplificare il sistema politico intorno al bipolarismo DC-PCI. Poi è venuta l’irritazione per il suo potere d’interdizione, per la sproporzione tra peso elettorale (nemmeno il 15 per cento anche nel momento di massima espansione) e peso politico tanto da conquistare la presidenza del consiglio, decidere formule di governo od imporre priorità legislative. Un partito che si era abituati a non prendere in considerazione veniva ora vissuto come una forca caudina: tutta un’aristocrazia politica, culturale e sociale si sentiva oltraggiata dal dover rendere conto al “sancoulottismo” socialista. A ciò si doveva poi aggiungere la rabbia di interi strati g...
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