2009, Numero 10
Riformismo islamico. Le eroine della Nuova Frontiera dei diritti
Nonie Darwish ■ “La distinzione tra radicali e moderati è un’immagine giornalistica”
di Ilaria Calamandrei
Per riformismo islamico potremmo intendere quel movimento esterno alle società di origine che chiede un radicale cambiamento nell’insegnamento e nella promulgazione dell’Islam, l’epurazione delle leggi coraniche dai codici civili e penali dei paesi arabi, l’abolizione della condanna a morte per i reati di apostasia e conversione ad altre fedi, la fine dell’anti-semitismo e sopratutto la condanna ufficiale dei paesi della Lega Araba del terrorismo internazionale islamico e la cooperazione con i paesi vittime di attentati per l’identificazione e la cattura degli organizzatori e dei loro membri. Gli esponenti di questo movimento, musulmani di nascita e per la maggior parte convertiti ad altre religioni o agnostici, risiedono all’estero, e su di loro pendono le fatwa, le condanne di apostasia. Non si autodefiniscono “riformisti” ma è possibile riconoscerli come tali, in quanto pubblicano libri, intervengono nelle trasmissioni arabe e occidentali, organizzano seminari e eventi nelle università e nei centri culturali di tutto il mondo, diffondendo lo stesso appello: l’Islam va riformato; altrimenti è giusto che perisca nel confronto che lo vede, non solo idealmente, nemico dell’Occidente...
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