2009, Numero 10
Quando il fideismo ateista è assai poco laico. “Laico” è riconoscere i limiti di ciò che non si può sapere
Intervento ■ La scienza non dimostra né l’esistenza, né la non-esistenza di Dio
di Pier Franco Quaglieni
Il dibattito su laicità, laicismo, anticlericalismo ha assunto toni sempre più accesi ed esasperati che non ci furono neppure durante i referendum per il divorzio e per l’aborto. Senza addentrarci nell’analisi del perché questi temi ritornano con tanta insistenza polemica, vorremmo provare ad incominciare a fare un po’ di chiarezza sui termini sì da consentire un dibattito più preciso anche a livello concettuale. Ha scritto Norberto Bobbio nel 1992: “Ritengo di dover mantenere la distinzione fra i due termini ‘laicismo’ e ‘laicità’. Il primo viene di solito usato con una connotazione negativa, per non dire addirittura spregiativa, per designare un atteggiamento d’intransigenza e d’intolleranza verso le fedi e le istituzioni religiose. Ma questo è proprio il contrario dello spirito laico o, se si vuole, della ‘laicità’, correttamente intesa, la cui caratteristica fondamentale è la tolleranza.” È sicuramente vero che i laici storicamente in Italia si caratterizzano innanzi tutto per il loro impegno a favore di una concezione non confessionale dello Stato ed è quindi laico colui che, secondo una definizione di Alessandro Passerin d’Entrèves “considera il vincolo politico di natura d...
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