2009, Numero 11
La morte dell’Ottantanove
I protagonisti furono i dissidenti. Senza diritti nessuna sicurezza
di Stefano Carluccio
In un articolo di un anno fa (giŕ ripreso dalla Critica nel numero 7 di quest’anno) il saggista Paul Breman sull’ IHT elencava tutte le ragioni per ritenere con la caduta del Muro di Berlino, l’impegno dell’Occidente per i diritti umani e il progresso della democrazia nel mondo essere ormai in riflusso, registrando questi una profonda indifferenza, fastidio, se non in certi casi una mal celata ostilitŕ soprattutto in molte capitali europee. Non fanno eccezione a questo destino i nuovi arrivati nell’Unione: gli ex satelliti sovietici verso cui solo la Gran Bretagna sembra tenere ben aperto non uno, ma due occhi di riguardo. La novitŕ di oggi sembra essere che a questo corrente si unisce con le vistose lacune, come nel caso della rivolta del giugno scorso in Iran, il nuovo stile della “mano tesa” dell’amministrazione Usa. Che una discontinuitŕ con la precedente amministrazione, dopo il massacro d’immagine subito dal Presidente Bush, si rendesse inevitabile era prevedibile. Ma il punto d’incertezza e il senso di attesa verso la nuova presidenza sta nell’interrogativo se l’unico modo per salvaguardare i diritti umani sia un’inevitabile azione militare, o se non vi siano altre strade. O...
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