2009, Numero 11
L’insostenibile pesantezza dell’impero sovietico. A colloquio con Viktor Zaslavsky
Rassegna op-Ed ■ A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino
di Andrea Possieri
La caduta del muro di Berlino, il 9 novembre del 1989, rappresenta uno spartiacque fondamentale nella storia politica del Novecento. Segna la fine di un’epoca, della contrapposizione tra il modello liberal-democratico supportato da un’economia di mercato e il modello marxista-leninista a economia pianificata, e identifica anche l’inizio di una nuova fase delle relazioni internazionali. Un cambiamento epocale che investì la geografia politica mondiale innescando una serie di processi a catena, tra i quali la riunificazione della Germania e il collasso dell’Unione sovietica (Urss). Due storici mutamenti politici raggiunti nel volgere di pochissimo tempo e, fatto non secondario, senza spargimento di sangue. Ne parliamo con Viktor Zaslavsky, docente di Sociologia politica presso la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (Luiss) di Roma, autore di molti studi sulla storia dell’Urss e dei rapporti fra il Partito comunista italiano e l’Unione sovietica, e, soprattutto, ex cittadino sovietico che nel 1974 venne espulso dall’Urss. «Non ho fatto niente di particolarmente eclatante per essere espulso - afferma pacatamente Zaslavsky - non ero un dissidente ma solo un ...
| |