2009, Numero 11
Nemmeno Berlinguer prese vere distanze
OP-ED ■ Solo dopo il Muro il Pci “si ravvide”
di Massimo Teodori
Nessuno, prima del novembre 1989, aveva previsto il crollo dell’Unione sovietica, quindi la fine della Guerra fredda con la liquefazioni di quella “Cortina di ferro” tra il mondo libero e quello comunista di cui aveva per primo parlato Winston Churchill a Fulton (Missouri) nel marzo 1946. Quell’evento storico, di cui oggi celebriamo la fausta ricorrenza, ha avuto importanti conseguenze non solo internazionali ma anche sull’Italia che vent’anni fa aveva ancora il maggiore partito comunista dell’Occidente che condizionava l’intera vita politica. Il mondo, che era vissuto per quarant’anni nel rapporto di forze bipolari, per un verso aveva visto fronteggiarsi i due blocchi in conflitti locali (Corea, Vietnam…) combattuti per contenere l’espansione del comunismo, e per un altro si era adagiato nell’equilibrio del terrore che, grazie alla paura della catastrofe atomica, aveva mantenuto la pace soprattutto in Europa. Al di là delle conseguenze geopolitiche, la caduta del Muro significò specialmente la fine della più efferata utopia totalitaria, il comunismo, che aveva causato centinaia di milioni di morti in Unione Sovietica, in Cina e negli altri paesi comunistizzati come la Cambogia di...
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