2009, Numero 11
Perché l’ex Pci non divenne socialista. Ranieri: “Non capimmo”
OP-ED ■ L’avanguardia disprezza le “masse”
di Arturo Gismondi
Umberto Ranieri, fra i più acuti leader del Pci negli ultimi decenni ricostruisce, in due lunghi articoli su “Il Riformista “, facendo anche riferimento a un prezioso diario personale, le reazioni, e i “ritardi”, degli uomini delle Botteghe Oscure dinanzi alla caduta del muro che scosse il mondo, e l’Europa, venti anni fa. La caduta del muro, come si sa, non avvenne all’improvviso. Intanto, la vergogna esistente nel cuore dell’Europa era ben viva nelle coscienze democratiche, la fine del muro fu chiesta da Reagan a Gorbaciov in un viaggio a Berlino, la crisi vissuta dal regime sovietico lasciava intendere che proprio quello fosse il punto di rottura dell’edificio esteso da Mosca in tanta parte d’Europa. “Noi fingemmo di non capire, forse veramente non capimmo”, osserva Ranieri. Nelle riunioni degli organi dirigenti si discuteva di tutto, ci si atteneva all’ordine del giorno. Solo dopo la caduta del muro del novembre 1989, e a seguito dello sconvolgimento che ne risultò, dopo le manifestazioni di giubilo lungo tutta la frontiera dell’Est ci rendemmo conto- racconta Ranieri- che “non potevamo più chiudere gli occhi”.
Si arrivò al discorso di Occhetto alla sezione della ...
| |